Le coppie di fidanzati hanno vissuto una giornata di formazione e condivisione presso il Centro pastorale di Sirolo, al termine del cammino di preparazione al matrimonio. Accolte da don Davide Duca, Alessio Marconi e Federica Fava, direttori dell’Ufficio diocesano della Pastorale Familiare che hanno coordinato i diversi momenti della giornata, hanno ascoltato la riflessione di Mons. Angelo Spina che ha parlato dei colori dell’amore e ha commentato l’inno alla carità di San Paolo.
L’Arcivescovo ha parlato «di un Amore grande che ha un nome e un volto, Gesù crocifisso, che ci ama con tutte le forze, con tutta la mente, con tutto il cuore. Ci ama da morire. È l’amore vero, l’amore grande, l’amore che salva. È il dono-per e perciò è il per-dono, la misericordia infinita. Oggi voglio soffermarmi a parlare dell’amore. Perché non potremo incoraggiare un cammino di fedeltà e di reciproca donazione se non viene stimolata la crescita, il consolidamento e l’approfondimento dell’amore coniugale e familiare. La grazia che si riceve nel sacramento del matrimonio è destinata prima di tutto a “perfezionare l’amore dei coniugi”. Nell’inno alla carità scritto da san Paolo, riscontriamo alcune caratteristiche del vero amore. San Paolo era giunto a Corinto e aveva fondato la comunità cristiana, ma tra i componenti non c’era amore, nacquero delle rivalità, delle divisioni, allora Paolo scrisse loro queste parole, che sono, per noi, Parola di Dio».
Mons. Angelo Spina ha quindi sottolineato l’importanza di essere pazienti, benevoli e amabili: «In una coppia è importante fare il bene e, quindi, donarsi senza misurare, senza esigere ricompense, per il solo gusto di dare e di servire. Uno sguardo amabile ci permette di non soffermarci molto sui limiti dell’altro. Chi ama è capace di dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano. Nella famiglia bisogna imparare il linguaggio amabile di Gesù». Bisogna anche non essere invidiosi, non vantarsi e non gonfiarsi: «La logica dell’amore cristiano non è quella di chi si sente superiore agli altri e ha bisogno di far loro sentire il suo potere, ma quella per cui «chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore» (Mt 20,27). Nella vita familiare non può regnare la logica del dominio degli uni sugli altri, o la competizione per vedere chi è più intelligente o potente, perché tale logica fa venir meno l’amore. Vale anche per la famiglia questo consiglio: “Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili” (1 Pt 5,5)». L’Arcivescovo ha poi spiegato che «chi ama non cerca il proprio interesse, non si adira, perdona e si rallegra con gli altri. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta».
Questa riflessione ha fatto capire ancor più che «l’amore è un fatto spirituale. Il matrimonio è un segno prezioso, perché quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza. Questo comporta conseguenze molto concrete e quotidiane, perché gli sposi, “in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei”».
È seguito un momento di verifica matrimoniale, con i fidanzati che si sono confrontati su alcune domande, dopodiché tutti si sono ritrovati nella cappella del Centro pastorale per pregare e affidare il loro amore a Gesù e alla Madonna.
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